La ricotta è uno dei prodotti lattiero-caseari più fragili e delicati presenti sulle nostre tavole, eppure spesso la sua gestione e conservazione vengono sottovalutate.
Non sempre la data di scadenza è un parametro sufficiente per capire se la ricotta è ancora sicura da consumare, poiché esistono molteplici fattori invisibili che influenzano la sua qualità e sicurezza alimentare.
Le diverse tipologie di scadenza della ricotta
Quando si acquista la ricotta, è fondamentale capire che non tutte le indicazioni temporali riportate sulle confezioni hanno lo stesso significato. Gli esperti alimentari distinguono tre principali tipologie di scadenza:
- “Da consumarsi entro”: questa dicitura è tipica della ricotta fresca tradizionale e indica una data tassativa. Superata questa data, il consumo è sconsigliato per motivi di sicurezza microbiologica.
- “Preferibilmente entro”: spesso presente sulle ricotte industriali, questa indicazione segnala un termine minimo di conservazione. Il prodotto può essere consumato anche dopo tale data, purché sia stato conservato correttamente e non presenti alterazioni evidenti.
- Ricotta trattata termicamente: alcune ricotte sottoposte a particolari trattamenti termici hanno una durata più lunga, ma richiedono regole molto rigide di conservazione dopo l’apertura.
I segnali invisibili per valutare la qualità della ricotta
Oltre alla data di scadenza, esistono indicatori visivi, tattili e olfattivi che permettono di riconoscere la buona qualità o il deterioramento di questo formaggio.
- Aspetto visivo: la ricotta fresca dovrebbe avere un colore bianco o bianco avorio. Presenza di sfumature grigiastre o macchie indica un processo di deterioramento. La superficie deve essere priva di liquidi torbidi o riflessi iridescenti che sono segnali di alterazione.
- Consistenza: la ricotta deve mantenere la sua caratteristica struttura granulosa. Se diventa troppo compatta o acquosa, è probabile che stia iniziando a deteriorarsi.
- Odore: la ricotta fresca ha un aroma neutro e leggermente lattiginoso. Qualunque sentore acidulo o pungente deve essere considerato un campanello d’allarme. Un metodo utile consiste nell’annusare la confezione subito dopo l’apertura, richiuderla per qualche minuto e riaprirla per rilevare eventuali odori anomali più evidenti.
Conservazione e rischi nascosti
La semplice indicazione di conservare in frigorifero non è sufficiente per mantenere la ricotta nelle condizioni ottimali. Gli esperti consigliano di posizionare il prodotto nel ripiano intermedio del frigorifero, dove la temperatura rimane stabile tra 2°C e 4°C, evitando sportelli e cassetti che possono causare sbalzi termici o umidità eccessiva.

Una tecnica poco nota ma efficace consiste nel capovolgere la confezione dopo ogni utilizzo, favorendo la ridistribuzione del liquido naturale che crea una barriera protettiva contro l’ossidazione. Inoltre, per le confezioni aperte, è consigliato coprire la superficie con pellicola trasparente a diretto contatto, prolungando la freschezza fino a 2-3 giorni oltre la data abituale.
Tra i rischi più insidiosi legati al consumo di ricotta deteriorata c’è la proliferazione di Listeria monocytogenes, un batterio che può svilupparsi anche a basse temperature e non sempre altera l’aspetto o l’odore del prodotto. Questa contaminazione è particolarmente pericolosa per donne in gravidanza, anziani e persone con sistema immunitario compromesso.
Gli indicatori immediati di rischio includono:
- Muffe, anche di piccole dimensioni
- Odore acidulo o pungente
- Consistenza viscida o filamentosa
- Sapore amaro o piccante
- Confezione gonfia o deformata
Una regola pratica molto diffusa è quella di consumare la ricotta fresca entro 5 giorni dall’apertura, ma esistono eccezioni: le ricotte ad alta pastorizzazione possono durare più a lungo, mentre quelle artigianali richiedono attenzione immediata.