Nel panorama globale della gastronomia, esistono alimenti che, pur considerati prelibatezze in molte culture, nascondono insidie notevoli per la salute umana. Un’indagine recente ha selezionato i 17 cibi più pericolosi del mondo, evidenziando rischi che variano da tossicità acuta a potenziali effetti letali. Tra questi, spicca anche un prodotto tipico italiano, il Casu Marzu, un formaggio sardo la cui produzione e consumo sono da sempre al centro di dibattiti per la sua particolare lavorazione biologica.
I cibi più rischiosi: origini e pericoli
L’elenco, compilato da Mr Gamez e ripreso dall’Independent, include alimenti provenienti da varie regioni del mondo, ognuno con caratteristiche peculiari e potenziali minacce per la salute. Tra i più noti troviamo il Fugo, o pesce palla giapponese, famigerato per la presenza di tetrodotossina nel fegato e negli organi interni, veleno letale che ha causato decine di morti negli ultimi anni, soprattutto a causa del consumo del fegato stesso.
Altri esempi emblematici sono la rana toro della Namibia, in cui le rane giovani contengono tossine che possono compromettere seriamente la funzionalità renale, e il Sannakji, un polpo coreano il cui consumo richiede estrema cautela per evitare il soffocamento dovuto alle ventose ancora attive post-mortem.

Il frutto tropicale Ackee, consumato in Giamaica, diventa pericoloso se ingerito non completamente maturo o con i semi, provocando la cosiddetta “Jamaican Vomiting Sickness”, una grave intossicazione con vomito e disidratazione. Anche le vongole Blood Clams di Shanghai sono sotto osservazione per la loro capacità di ospitare virus come epatite A e C, con un significativo tasso di infezioni tra i consumatori.
Alimenti come il Pangium edule, tipico del Sud-est asiatico, richiedono una cottura accurata per eliminare l’acido cianidrico presente, mentre il Cassava, diffuso in Sud America, può essere letale se consumato crudo a causa della linamarina che si trasforma in cianuro.
Tra i prodotti più controversi figura il Casu Marzu, il pecorino sardo noto come “formaggio marcio” per via della sua caratteristica fermentazione provocata dalla colonizzazione delle larve della mosca casearia (Piophila casei). Questo insetto depone le uova all’interno del formaggio, e le larve che si sviluppano trasformano la pasta casearia in una crema morbida, conferendo al prodotto un sapore forte e pungente, molto apprezzato in ambito tradizionale ma anche fonte di rischi sanitari.
La produzione del Casu Marzu avviene prevalentemente tra primavera e autunno e prevede tecniche specifiche per favorire lo sviluppo delle larve, come la riduzione del tempo di salatura e la foratura della crosta, che viene poi sigillata con olio. Il formaggio maturo si presenta con una crema giallastra che contiene ancora alcune larve, le quali sono resistenti al processo digestivo umano e possono causare reazioni allergiche o infezioni intestinali.
Nonostante la sua fama, la produzione e commercializzazione del Casu Marzu sono vietate dalla normativa italiana ed europea a causa dei potenziali rischi per la salute, ma il formaggio è riconosciuto come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT) e la Sardegna ha avviato procedure per ottenere il marchio DOP, con l’obiettivo di tutelare la denominazione d’origine e garantire standard igienici controllati.
Altri alimenti a rischio e consigli per la sicurezza alimentare
L’elenco comprende inoltre alimenti come l’assenzio, contenente tujone, una sostanza neurotossica che può causare disturbi psichici e convulsioni; le bacche di sambuco, che se consumate acerbe provocano intossicazioni gravi per il contenuto di cianuro; e le foglie di rabarbaro, ricche di acido ossalico, tossico per i reni e potenzialmente letale.
Anacardi crudi, cervello di scimmia (che può veicolare malattie prioniche letali), il pesce fermentato egiziano Fesikh, e lo squalo islandese Hakari, conservato sotto sale ma con tossine accumulate, completano la lista degli alimenti da maneggiare con cautela.