Scegliere una pasta di qualità al supermercato non è sempre semplice come sembra. Dietro a confezioni apparentemente simili si nascondono differenze sostanziali che incidono sia sul gusto che sul valore nutrizionale del prodotto. Per orientarsi meglio nell’acquisto, è essenziale imparare a leggere correttamente l’etichetta della pasta, partendo dagli ingredienti fino ad arrivare a dettagli quali provenienza del grano, tipo di essiccazione e metodo di trafilatura.
Come leggere l’etichetta della pasta: ingredienti e origine
Il primo passo per riconoscere una pasta di qualità è controllare la lista degli ingredienti. In Italia, la legge impone che la pasta secca sia composta esclusivamente da semola di grano duro e acqua, senza alcun altro elemento aggiunto. Questo è un elemento distintivo importante rispetto ad altri Paesi, dove possono essere consentiti additivi come vitamine, ferro o acido folico, soprattutto nelle paste destinate all’esportazione o nei prodotti venduti all’estero.
Un altro dettaglio cruciale è l’origine del grano. Molti consumatori ritengono che la pasta fatta con grano 100% italiano sia automaticamente superiore, ma non sempre è così. La sigla Igp (Indicazione Geografica Protetta) certifica la zona di produzione della pasta, ma non necessariamente quella del grano utilizzato. Infatti, spesso la materia prima può provenire da Paesi sia dell’Unione Europea sia extra UE. La differenza principale è che i grani coltivati in Europa sono sottoposti a normative più rigide sull’uso di pesticidi ed erbicidi. Inoltre, è consigliabile verificare che il paese di origine del grano coincida con quello della molitura, per garantire freschezza e mantenimento dei valori nutrizionali.

Non tutti sanno che il colore della pasta può indicare la qualità del processo di essiccazione. La pasta dal colore giallo pallido è generalmente sinonimo di una essiccazione lenta e naturale, che preserva meglio il sapore, la consistenza e le proprietà nutrizionali. Al contrario, una pasta dal colore giallo intenso è spesso il risultato di un’essiccazione rapida ad alte temperature, che può degradare aromi e nutrienti, e favorire la formazione della furosina, una sostanza che conferisce quel particolare colore brillante ma non è dannosa.
Anche la trafilatura influisce notevolmente sulla qualità del prodotto finale. La pasta ottenuta tramite trafilatura al bronzo ha una superficie più ruvida e porosa, in grado di trattenere meglio il condimento e richiede una semola di qualità superiore per resistere all’attrito del processo. Al contrario, la pasta prodotta con trafile in teflon o acciaio è più liscia e tende a trattenere meno il sugo.
Proteine e tenuta di cottura: come riconoscere una pasta resistente
Uno degli aspetti più importanti per chi ama la pasta “al dente” è la sua tenuta di cottura, che dipende dalla quantità di proteine presenti nella semola. Valori proteici elevati, intorno ai 14-15 grammi per 100 grammi di prodotto, garantiscono una pasta che non scuoce facilmente e mantiene la consistenza ideale durante la cottura. È consigliabile non scendere mai sotto i 12 grammi di proteine, poiché a livelli inferiori la pasta tende a perdere struttura e morbidezza.
Anche se la scelta di una pasta di qualità può sembrare complessa, bastano poche accortezze per fare una spesa consapevole. Verificare che gli ingredienti siano solo semola di grano duro e acqua, controllare l’origine del grano e prediligere paste con essiccazione lenta e trafilatura al bronzo sono i criteri base per portare a tavola un prodotto che unisce gusto e valore nutrizionale.
Conoscere queste caratteristiche permette di distinguere tra pacchi di pasta apparentemente simili, ma con qualità e caratteristiche molto diverse. Una lettura attenta dell’etichetta diventa quindi uno strumento indispensabile per chi desidera fare scelte alimentari più consapevoli e soddisfacenti.