Il 28 luglio 1965 dallo stabilimento delle Terme di Crodo uscirono le prime 53.835 bottigliette di quello che sarebbe diventato uno degli aperitivi analcolici più celebri al mondo: il Crodino. Il colore dorato, il gusto inconfondibile e la totale assenza di alcol lo resero subito riconoscibile e apprezzato, prima in Italia e poi a livello internazionale. Dietro a quella formula c’era il lavoro di Maurizio Gozzelino, oggi quasi novantenne, considerato all’epoca un maestro nell’arte di combinare essenze e aromi.
Dall’idea di Piero Ginocchi alla nascita dell’analcolico biondo
Nei primi anni Sessanta, l’imprenditore Piero Ginocchi aveva un’idea chiara: lanciare un aperitivo analcolico che potesse conquistare il pubblico con un gusto unico e raffinato. Per realizzarlo, cercò un esperto capace di sviluppare una ricetta equilibrata e originale. La scelta ricadde su Gozzelino, soprannominato “il mago delle essenze” per la sua esperienza nel settore.

“Mi chiamò a Torino e mi propose di trasferirmi a Crodo per lavorare a questo nuovo prodotto”, ricorda oggi Gozzelino. Non fu una decisione semplice: accettare significava spostarsi con tutta la famiglia e ricominciare da zero in una piccola località dell’Ossola. Eppure, la sfida lo affascinava. Il lavoro iniziò con una ricerca meticolosa sulle materie prime, un’attenta selezione di erbe e aromi naturali, e una serie di prove che portarono alla miscela definitiva.
Il giorno della prima produzione rimane scolpito nella memoria di chi vi partecipò. Le linee dello stabilimento misero in bottiglia migliaia di esemplari dell’analcolico biondo, pronti a essere distribuiti e degustati. Il Crodino entrava ufficialmente nel mercato, inaugurando una storia che avrebbe attraversato decenni senza perdere la propria identità.
Un successo che resiste al tempo
Sessant’anni dopo, il Crodino mantiene la sua immagine di aperitivo elegante e accessibile, capace di adattarsi ai cambiamenti del gusto e alle mode del bere. Per Gozzelino, la chiave del successo sta nella fedeltà alla ricetta originaria e nella cura con cui vengono trattate le materie prime: “È il motivo per cui piace ancora”, afferma.
Dalla metà degli anni Sessanta, il marchio ha saputo imporsi come alternativa analcolica di qualità, conquistando nuove generazioni senza rinunciare al legame con il passato. Le campagne pubblicitarie, spesso ironiche e riconoscibili, hanno contribuito a mantenere vivo l’interesse, ma è soprattutto il sapore – frutto dell’intuizione di un piccolo gruppo di lavoro a Crodo – a garantire la sua popolarità.
Oggi, mentre le abitudini di consumo cambiano e cresce la richiesta di bevande senza alcol, la storia del Crodino dimostra come un’idea nata in un piccolo stabilimento di montagna possa trasformarsi in un simbolo nazionale, capace di attraversare il tempo senza sbiadire.