Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di scelte alimentari consapevoli, ma accanto a nuovi trend salutisti e diete bilanciate, permangono abitudini difficili da abbandonare. Alcuni cibi molto diffusi – per gusto, tradizione o moda – nascondono pericoli concreti, spesso sottovalutati. Tra contaminazioni ambientali, tossine naturali e caratteristiche fisiche insidiose, esistono alimenti da trattare con maggiore attenzione. Non si tratta di demonizzare, ma di informarsi prima di mangiare.
Microplastiche, larve e rischio soffocamento: cosa sapere su alcuni cibi
Il pesce spada, presente in molte tavole italiane e spesso scelto come alternativa sana alla carne, è tra le specie marine più contaminate da microplastiche. Alcuni studi hanno rilevato fino a 270 particelle per chilogrammo di carne, una quantità che rende questo pesce uno dei più esposti all’inquinamento marino. Il problema riguarda l’accumulo di sostanze tossiche che, passando attraverso la catena alimentare, finiscono nel nostro organismo.

Più noto per la sua origine sarda, il casu marzu è un formaggio pecorino fermentato in presenza di larve vive della mosca casearia. Nonostante il divieto a livello europeo, viene ancora consumato in alcune zone dell’isola. Il rischio è concreto: le larve possono sopravvivere alla digestione e provocare disturbi gastrointestinali anche gravi.
Un pericolo completamente diverso, ma altrettanto serio, riguarda i mochi giapponesi. Questi dolci a base di riso glutinoso hanno una consistenza collosa e gommosa, che può causare soffocamento, soprattutto nei bambini o negli anziani. In Giappone, ogni anno si registrano decine di incidenti legati al loro consumo: un rischio che esiste anche in Italia, dove i mochi sono sempre più diffusi.
Tossine nascoste e rischi sottovalutati in alimenti comuni
Tra gli snack salutisti più amati, spiccano gli anacardi. Ma pochi sanno che quelli crudi non sono commestibili. Contengono una sostanza tossica simile all’urushiolo (presente nell’edera velenosa), che può provocare reazioni cutanee o gravi allergie. Per questo motivo, gli anacardi in commercio sono sempre trattati termicamente, ma è bene controllare l’etichetta per evitare rischi inutili.
Infine, un classico della cucina italiana: le patate. Non tutte, però, sono sicure. Quelle verdi o germogliate possono contenere solanina, una sostanza tossica che si forma in presenza di esposizione alla luce o danneggiamenti. La solanina non viene eliminata del tutto dalla cottura, e in quantità elevate può causare malesseri intestinali, nausea e in casi rari intossicazione. Il consiglio è semplice: evitare le patate danneggiate, scartare i germogli e preferire quelle integre, ben conservate.
Questi esempi mostrano come anche cibi considerati normali o tradizionali possano presentare rischi invisibili. In un contesto in cui l’inquinamento ambientale, la produzione intensiva e la globalizzazione alimentare modificano radicalmente ciò che portiamo in tavola, l’informazione diventa uno strumento essenziale. Saper leggere le etichette, riconoscere le condizioni di rischio e fare scelte più consapevoli può fare la differenza – anche davanti a un semplice piatto di patate o un dolcetto di riso.