Nel panorama enologico italiano e internazionale, il vino rosato rappresenta una categoria spesso fraintesa e sottovalutata. Pur essendo il frutto di tecniche di vinificazione particolari e distintive, continua a essere considerato da alcuni appassionati un prodotto di serie B rispetto ai più celebrati vini rossi o bianchi. Tuttavia, il rosato sta conquistando sempre più spazio grazie alla sua unicità cromatica e aromatico-gustativa, che lo colloca orgogliosamente in quella “terra di mezzo” tra bianco e rosso.
Le tecniche di produzione e le tipologie di vino rosato più famose
La tecnica più comune per realizzare il vino rosato è la macerazione breve, che prevede il contatto tra le bucce e il mosto per un periodo limitato, generalmente tra 2 e 20 ore. Questo breve tempo permette di estrarre solo una parte del colore e dei tannini, conferendo al vino le sue tipiche tonalità che spaziano dal rosa tenue al cerasuolo. La durata del contatto incide anche sulla struttura del vino, che può variare da delicata ed esile a più complessa e persistente.
Un altro metodo noto è il sanguinamento o saignée, che prevede la rimozione di parte del mosto da una vasca di uve rosse in fermentazione dopo un breve periodo di macerazione. Il mosto spillato viene quindi vinificato come un bianco, ma il contatto iniziale con le bucce garantisce un rosato più strutturato e intenso.

Infine, la pressatura diretta consiste nella pigiatura immediata delle uve con separazione rapida del succo dalle bucce, limitando al minimo l’estrazione di colore. Ne deriva un vino dal colore molto chiaro e dal bouquet particolarmente fresco e delicato.
L’Italia offre esempi eccellenti di vini rosati che esprimono le caratteristiche territoriali e varietali del paese. Tra questi il Cerasuolo d’Abruzzo DOC, ottenuto principalmente da uve Montepulciano, si distingue per il colore intenso e la spiccata gastronomicità, ideale per accompagnare pietanze ricche. Sul versante settentrionale, il celebre Chiaretto di Bardolino DOC, prodotto sulle sponde del Lago di Garda, offre invece un profilo più leggero e aromaticamente delicato.
All’estero, particolarmente apprezzate sono le versioni americane note come Blush Wines, caratterizzate da un gusto dolce e da una lieve effervescenza, con lo White Zinfandel come massimo rappresentante.
In Francia, accanto ai famosi rosé provenzali, sinonimo di eleganza e finezza, si trova la categoria dei vins gris (letteralmente “vini grigi”), ottenuti con uve a bacca rossa a bassa capacità colorante, soprattutto in Alsazia. Il risultato è un vino rosato dai toni molto chiari e dal profumo finissimo. Non mancano poi le eccellenze italiane contemporanee come il God Save The Wine 2021 Vino Rosato Frizzante dell’Emilia Romagna.
Abbinamenti gastronomici con il vino rosato
Per un vino rosato ottenuto con pressatura diretta, leggero e delicato, si consiglia un abbinamento con pietanze fresche e semplici, servito a una temperatura tra 8 e 10 °C. Perfetto con tartare di tonno o salmone, carpaccio di branzino, formaggi freschi come caprini o mozzarella di bufala, e persino con pizze bianche.
I rosati da macerazione breve, di corpo medio, richiedono temperature leggermente più elevate (10-12 °C) e si sposano bene con piatti più strutturati come pollo, tacchino, primi a base di verdure, o taglieri di formaggi poco stagionati e salumi delicati.
Infine, i rosati prodotti con la tecnica del saignée, più complessi e strutturati, vanno serviti intorno ai 12-14 °C e si accostano splendidamente a preparazioni saporite e ricche come grigliate di carne, lasagne, pasta al ragù bianco, paella valenciana, cous cous marocchino o piatti speziati al curry.