C’è un disturbo allergico sempre più riconosciuto anche in Italia e in Europa e che ha a che fare con il consumo di carne. Si tratta della sindrome da zecca che si manifesta come allergia alla carne. Questa rara forma di allergia alimentare è causata dal morso di alcune specie di zecche, che inoculano nell’organismo umano una molecola di zucchero chiamata galattosio-alfa-1,3-galattosio (α-Gal), presente nei tessuti di quasi tutti i mammiferi, ma assente nell’uomo. La conseguenza è lo sviluppo di una reazione immunitaria mediata da anticorpi IgE, che può provocare una sensibilizzazione con reazioni allergiche gravi, soprattutto dopo il consumo di carne rossa e suoi derivati.
Cos’è la sindrome alfa-gal della carne e come si manifesta
La sindrome alfa-gal (o allergia alla carne rossa) si configura come una condizione allergica che si presenta con un’insorgenza ritardata dei sintomi rispetto alle allergie alimentari classiche: da 2 a 8 ore dopo l’ingestione di carne di mammiferi non primati come manzo, maiale, agnello o selvaggina. I sintomi variano da orticaria, prurito diffuso, gonfiore, dolori addominali, nausea e vomito fino a forme più gravi come l’anafilassi, che può richiedere l’uso immediato di adrenalina (EpiPen) e il ricovero in ospedale.
La peculiarità di questa sindrome è proprio il ritardo nella comparsa della reazione allergica, dovuto al meccanismo di assorbimento e rilascio dell’α-Gal legato ai lipidi nel sistema linfatico. Inoltre, la sensibilizzazione può coinvolgere anche la reazione a farmaci di origine animale, gelatine, cosmetici o additivi alimentari contenenti la molecola.

Originariamente segnalata negli Stati Uniti, dove la zecca Amblyomma americanum (la cosiddetta “lone star tick”) è la principale responsabile, la sindrome alfa-gal ha ormai una diffusione globale. In Europa, la zecca più frequentemente associata a questa allergia è la Ixodes ricinus, molto comune nei boschi, nei parchi e nelle aree verdi italiane ed europee.
Studi epidemiologici indicano che in diverse regioni europee, come Svezia, Danimarca e Spagna, fino all’8% della popolazione potrebbe essere sensibilizzata all’α-Gal senza manifestare necessariamente sintomi evidenti. In Italia, il primo caso ufficiale risale al 2015, ma da allora sono stati documentati numerosi casi, soprattutto nelle regioni del Nord. La prevalenza della sensibilizzazione nelle zone più a rischio potrebbe raggiungere il 3%, anche se la diagnosi rimane spesso tardiva a causa della scarsa conoscenza della sindrome tra i medici. Si sta diffondendo anche in Italia.
Protezione e gestione della sindrome alfa-gal
La diagnosi si basa principalmente su un esame del sangue per la ricerca delle IgE specifiche per l’α-Gal, accompagnato da una dettagliata anamnesi clinica che tenga conto di eventuali punture di zecca e sintomi allergici successivi al consumo di carne rossa. I test cutanei tradizionali per le allergie alimentari risultano poco affidabili in questo caso.
Una volta diagnosticata, la gestione della sindrome si fonda sull’eliminazione dalla dieta di tutti i prodotti contenenti α-Gal, tra cui:
- carni rosse di mammiferi non primati (manzo, maiale, agnello, cavallo, coniglio, selvaggina),
- derivati come latte, formaggi e gelatine (contenute anche in dolciumi, caramelle e alcuni prodotti industriali),
- farmaci di origine animale (come l’eparina) e cosmetici contenenti gelatine o derivati.
È fondamentale, inoltre, prevenire ulteriori punture di zecca tramite l’uso di repellenti, indumenti protettivi durante le escursioni e un controllo accurato del corpo dopo le passeggiate in ambienti a rischio. Il trattamento di emergenza prevede l’uso di adrenalina in caso di anafilassi, e il medico prescrive spesso un auto-iniettore di epinefrina per il paziente sensibilizzato.
Non esiste ancora una cura definitiva, ma è stato osservato che evitando ulteriori morsi di zecca e seguendo una dieta di esclusione, i livelli di IgE specifiche possono diminuire nel tempo, portando a un miglioramento dei sintomi.