Una “tassa da 50 centesimi per ogni assaggio di gelato” ha acceso il dibattito in Versilia. Una decisione che ha spaccato l’opinione pubblica tra chi parla di giusta difesa del proprio lavoro e chi la definisce una misura eccessiva, come nel caso di un cliente che ha bollato la scelta come una “barbonata”, lasciando una recensione negativa online che ha fatto discutere.
Perché far pagare gli assaggi: la posizione dei titolari
Alla base della decisione c’è un problema che, secondo i titolari, si è fatto più evidente nel tempo. Alcuni clienti – in particolare i turisti – si comportano in modo poco rispettoso nei confronti dell’attività e degli altri avventori. Il racconto è diretto: c’è chi entra e pretende di provare numerosi gusti senza acquistare nulla, arrivando quasi a consumare un gelato intero gratuitamente. Federica e Massimiliano raccontano di scene quotidiane in cui l’assaggio si trasforma in un abuso, con toni arroganti e richieste insistenti.
Per frenare questo fenomeno, è stato introdotto un piccolo contributo simbolico. Una cifra minima – 50 centesimi – pensata non per fare cassa, ma per scoraggiare chi approfitta. Il punto, secondo loro, non è tanto il costo del prodotto, ma il tempo perso, le code più lunghe e il fastidio che si genera tra chi aspetta in fila. “Capita che alcuni facciano anche cinque richieste diverse prima di decidere, bloccando tutto,” raccontano.

Per spiegare il provvedimento, era stato affisso anche un cartello informativo in inglese, rivolto in particolare alla clientela straniera. Ma la cosa non ha avuto l’effetto sperato. Dopo le reazioni negative, il cartello è stato tolto. “Non volevamo offendere nessuno, solo spiegare. Ma la risposta è stata più dura del previsto,” ha dichiarato Massimiliano, evidenziando come il rispetto reciproco sia diventato un tema centrale in questa discussione.
Reazioni contrastanti tra i clienti e confronto con altre realtà locali
La scelta della gelateria ha suscitato numerose reazioni, anche fuori dai confini di Forte dei Marmi. A Pisa, i titolari della gelateria Dei Coltelli hanno dichiarato apertamente di non condividere l’iniziativa, spiegando che per loro l’esperienza del cliente resta prioritaria, anche a costo di qualche abuso. “Mai metteremmo un cartello del genere”, hanno detto, sottolineando una diversa filosofia commerciale.
Ma la questione, in realtà, va oltre il semplice cartello. Tocca un tema più ampio, che riguarda il rapporto tra esercente e consumatore in una località a forte vocazione turistica. In estate, Forte dei Marmi si riempie di visitatori da tutta Italia e dall’estero, e la gestione di un’attività commerciale richiede scelte rapide e sostenibili. Anche il prezzo del gelato, contenuto – 2,50 euro per due gusti – dimostra la volontà dei titolari di mantenere l’offerta accessibile. Ma ciò non basta, secondo loro, a giustificare certi comportamenti.
Il dibattito sollevato dalla “tassa sugli assaggi” ha fatto emergere differenze nel modo di intendere il servizio al cliente, e nella gestione di piccole criticità quotidiane. Alcuni clienti hanno apprezzato la trasparenza della gelateria, altri si sono sentiti respinti. Il confine tra cortesia e sfruttamento, tra accoglienza e buon senso, resta sottile.
Quello che si è aperto non è solo uno scontro tra punti di vista, ma una riflessione più ampia su come gestire il turismo di massa in zone ad alta affluenza. Dietro alla semplice richiesta di un assaggio gratuito si nasconde una dinamica complessa, fatta di equilibri economici, ritmi di lavoro, e soprattutto comunicazione. E nel mezzo, ci sono le scelte – giuste o sbagliate – di chi ogni giorno apre la serranda e prova a far quadrare i conti.