Robert Francis Prevost, nato il 14 settembre 1955 a Chicago, è oggi Papa Leone XIV, il primo pontefice statunitense e agostiniano della storia della Chiesa. La sua elezione nel maggio scorso ha segnato un punto di svolta anche per il profilo internazionale del papato. Ma le sue radici non si fermano alla sponda americana: la famiglia di Prevost ha origini francesi, italiane e spagnole, un mix culturale che lo ha accompagnato in ogni tappa del suo lungo percorso ecclesiastico.
Entrato nell’Ordine di Sant’Agostino nel 1977, si è formato in matematica, teologia e diritto canonico. Ha poi vissuto per oltre quattordici anni in Perù, lavorando come docente, direttore formativo e vicario nelle città di Chulucanas e Trujillo. Qui si è guadagnato l’affetto della comunità, che lo chiamava semplicemente “monsignor Robert”. Il legame con il popolo peruviano lo ha portato nel 2015 a diventare vescovo di Chiclayo, dove ha ottenuto anche la cittadinanza peruviana.
Nel settembre 2023 Papa Francesco lo ha nominato cardinale, affidandogli la guida del Dicastero per i Vescovi e della Pontificia Commissione per l’America Latina. Da qui, nel giro di pochi mesi, è arrivata la nomina al soglio pontificio.
Le radici siciliane nel piatto: emigrazione e memoria in cucina
Il legame tra il nuovo Papa e la cultura italiana si manifesta anche in modo meno ufficiale, ma altrettanto significativo: attraverso il cibo. Prevost ha più volte espresso la sua passione per il ceviche, piatto tipico della gastronomia peruviana. Una scelta che racconta la sua lunga permanenza in Sudamerica, ma che — curiosamente — richiama anche sapori familiari a chi è cresciuto in Sicilia.
La Sicilia ha una storia antica di emigrazione, con migliaia di famiglie che nei decenni hanno portato con sé le tradizioni culinarie dell’isola in ogni parte del mondo. Tra queste, spicca l’insalata di mare, piatto fresco e saporito preparato con frutti di mare cotti e marinati, conditi con olio d’oliva, limone, aglio e prezzemolo. È facile notare quanto la struttura del ceviche peruviano sia vicina a quella dell’insalata di mare siciliana: pesce crudo o appena scottato, marinatura acida, spezie, freschezza degli aromi.

Questo parallelo non è soltanto gastronomico. Il cibo, in questo caso, diventa linguaggio comune, ponte tra culture diverse, memoria di viaggi e di identità. Non è raro trovare cevichetterie nelle Little Italy statunitensi, o ristoranti italiani a Lima che propongono versioni locali dei piatti mediterranei. La cucina, come spesso accade, anticipa e accompagna i percorsi di integrazione, e lo fa in modo silenzioso ma concreto.
Il gusto del pontefice: un’unione tra Perù e Mediterraneo
Il ceviche, preparato con pesce fresco, succo di limone, sale, cipolla e spezie, è per il Papa molto più di un piatto tipico. È il simbolo del suo rapporto con il Perù, della gente che ha incontrato e delle esperienze vissute sul campo. Ma rappresenta anche, in modo inconsapevole, un richiamo alla tradizione mediterranea. In Sicilia, i profumi dell’insalata di mare accompagnano ogni estate, ogni pranzo familiare, ogni festa. In entrambi i piatti, l’acidità del limone e l’aroma degli aromi freschi restituiscono una cucina fatta di mare, semplicità e attenzione alla materia prima.
Il fatto che Leone XIV ami il ceviche racconta qualcosa del suo modo di essere. Un Papa attento alla gente comune, alle storie quotidiane, alle radici. E forse anche a quei piccoli dettagli — come il sapore di un piatto — che raccontano meglio di molti discorsi cosa significhi davvero costruire ponti tra mondi lontani.