La stitichezza, o stipsi, rappresenta un disturbo molto diffuso nella popolazione occidentale, con una prevalenza maggiore nelle donne e negli anziani. Non si tratta semplicemente di una questione di frequenza delle evacuazioni: essere “regolari” non significa necessariamente andare in bagno ogni giorno, ma piuttosto mantenere un ritmo intestinale che può variare da persona a persona, oscillando da tre volte al giorno a tre volte alla settimana senza causare disagio.
Intestino pigro: definizione, cause e sintomi
La stitichezza è caratterizzata da difficoltà nell’evacuazione, spesso accompagnata da feci dure e sensazione di svuotamento incompleto dell’intestino. Può manifestarsi come disturbo acuto, temporaneo, o diventare cronica quando persiste per oltre sei mesi. Le cause sono molteplici e comprendono fattori dietetici, stili di vita sedentari, alterazioni della motilità intestinale, disfunzioni anorettali o patologie organiche come diverticolosi, malattie infiammatorie croniche intestinali e persino alcune condizioni neurologiche come il Parkinson.
Tra i sintomi più comuni si annoverano:
- Ridotta frequenza delle evacuazioni (meno di tre volte a settimana)
- Sforzo eccessivo durante la defecazione
- Sensazione di blocco o ostruzione anale
- Ricorso a manovre manuali o ausili per facilitare l’evacuazione
- Dolori addominali e gonfiore

La stitichezza può influenzare negativamente la qualità della vita e, se trascurata, portare a complicanze come emorroidi, fissurazioni anali e, in casi gravi, fecalomi o occlusioni intestinali. La dieta rappresenta il primo e più importante intervento per prevenire e trattare la stipsi, soprattutto in assenza di cause organiche.
Alimenti consigliati e da evitare per la salute intestinale
Tra gli alimenti consigliati per una buona salute dell’intestino ci sono le fibre solubili, presenti in frutta (kiwi, prugne fresche o secche), verdura (broccoli, cavoli) e legumi, aiutano a migliorare la consistenza delle feci e la funzionalità intestinale. È essenziale però accompagnarle con un’assunzione adeguata di liquidi – almeno due litri di acqua distribuiti durante la giornata – per evitare che rallentino il transito intestinale.
Le fibre insolubii, contenute principalmente nei cereali integrali come riso integrale, farro, orzo e pasta integrale, stimolano la motilità intestinale richiamando acqua nelle feci, rendendole più morbide e voluminose.
Ricca di fibre insolubili (40-50%), la crusca di frumento favorisce un transito più rapido delle feci ed è particolarmente indicata per chi soffre anche di diverticolite. Un consumo quotidiano di 1-2 cucchiai al mattino, associato a una corretta idratazione, può essere un valido alleato contro la stipsi.
I semi di lino e di chia, sempre più presenti nelle nostre diete, offrono un apporto di grassi insaturi, proteine, ferro, calcio e magnesio. I semi di lino tritati sono una fonte preziosa di omega 3 e stimolano la motilità intestinale, mentre i semi di chia, messi in ammollo, rilasciano un gel protettivo per le pareti intestinali.
Prodotto della fermentazione del latte, lo yogurt è ricco di fermenti lattici vivi che contribuiscono a mantenere un microbiota equilibrato e sano, essenziale per il corretto funzionamento intestinale. Si consiglia il consumo di 1-2 vasetti al giorno, preferibilmente magri.
Gli alimenti da evitare o da mangiare con molta moderazione invece sono: carni rosse, insaccati, formaggi stagionati e salse ad alto contenuto lipidico rallentano la digestione e il transito intestinale. È preferibile ridurne il consumo, privilegiando legumi e cereali integrali. Alcuni cibi come patate, limoni, banane, riso e frutta acerba (mele, pere, nespole) possono peggiorare la stipsi rallentando il transito.
Il consumo di alimenti molto freddi può ridurre la motilità intestinale e ostacolare la digestione. Vino e tècontengono tannini, sostanze con effetto astringente simile a quello del limone, da evitare in caso di stipsi. Dolci e alimenti ricchi di zuccheri semplici favoriscono la proliferazione di batteri nocivi nell’intestino, compromettendo l’equilibrio del microbioma e peggiorando la situazione.