A volte i cambiamenti più significativi avvengono senza clamore, nascosti tra le righe di una legge o dietro a una sigla tecnica. Ma è proprio lì, tra gli articoli di un decreto, che si possono nascondere le svolte capaci di migliorare la quotidianità di milioni di persone.
Dal 1° settembre, entrerà in vigore una riforma che riguarda ben 3,5 milioni di lavoratori in Italia, quella che riguarda i cosiddetti buoni pasto. Il Ddl Concorrenza ha infatti introdotto una misura che pone un tetto alle commissioni imposte dagli emettitori alle attività commerciali, fissandolo al 5% del valore.
Una nuova legge in favore dei lavoratori
Fino a oggi, queste commissioni arrivavano anche al 20%, colpendo duramente bar, ristoranti e negozi che accettavano i buoni pasto come pagamento. Il sistema attuale prevede che il commerciante riceva un rimborso inferiore al valore nominale del buono, decurtato appunto della commissione trattenuta dalla società emittente.

Con il nuovo limite, imposto dal decreto, del 5%, su un buono da 8 euro, ad esempio, il commerciante perderà al massimo 40 centesimi. Un vero sollievo per chi lavora nella ristorazione e si stima che il beneficio per gli esercenti sarà pari a 400 milioni di euro.
Per i lavoratori, almeno in apparenza, nulla cambia, il valore dei buoni rimane lo stesso, così come le modalità di utilizzo non subiscono variazioni. Ma indirettamente, anche per loro potrebbero esserci buone notizie all’orizzonte, soprattutto grazie alla possibilità di una maggiore concorrenza tra i commercianti nel circuito.
Con un possibile aumento del numero di esercenti disposti ad accettare i buoni, potrebbero aumentare anche le opzioni disponibili per pranzare fuori casa. E in un momento in cui 8 euro di ticket spesso non bastano più, potrebbe migliorare sia la qualità che il costo complessivo del pasto.
La riforma potrebbe persino spingere le istituzioni a un ulteriore passo avanti, aumentare il valore massimo dei buoni pasto esentasse da 8 a 10 euro. Una proposta che oggi trova sostegno anche tra le stesse società emittenti, desiderose di compensare le perdite legate al nuovo taglio delle commissioni.
Un innalzamento della soglia esentasse porterebbe vantaggi a tutti, i lavoratori avrebbero un potere d’acquisto maggiore, i commercianti più clienti e le emittenti più valore. Ma anche lo stato guadagnerebbe in gettito IVA, senza dover sacrificare le entrate fiscali legate agli stipendi, migliorando così l’economia nazionale.