Il vino italiano, considerato da sempre un’eccellenza a livello mondiale e pilastro dell’economia agroalimentare, sta attraversando un momento di forte difficoltà. I numeri diffusi dall’Osservatorio dell’Unione Italiana Vini per il primo trimestre del 2025 mostrano un quadro in peggioramento sia sul fronte dell’export sia su quello dei consumi interni. Un segnale che preoccupa produttori e distributori, con ripercussioni che potrebbero estendersi all’intera filiera, dalla viticoltura alla ristorazione.
Export in calo e mercati storici in sofferenza
Nei primi tre mesi del 2025, le esportazioni di vini italiani hanno registrato una flessione complessiva del 9%, coinvolgendo anche mercati considerati da anni solidi e redditizi come Germania, Regno Unito e Stati Uniti. La contrazione non risparmia nemmeno l’Europa, dove i volumi in uscita verso partner storici hanno subito un rallentamento inatteso.
Il calo si riflette anche sul mercato interno. Nello stesso periodo, la grande distribuzione ha segnato un -4% nelle vendite di vino, mentre la ristorazione ha registrato performance ancora peggiori. Tra le possibili cause citate dagli operatori, emergono le nuove norme del Codice della Strada, più severe nei controlli e nei limiti di consumo di alcolici, che hanno inciso sulle abitudini dei clienti e, a catena, sui fatturati di bar e ristoranti.

Alcune denominazioni storiche sono in sofferenza. Escluso il Prosecco, che mantiene una domanda solida sia in Italia che all’estero, il calo coinvolge etichette note come Pinot Grigio, Chianti, Lambrusco e i vini bianchi di pregio della Sicilia. Questa tendenza, secondo gli analisti, non è episodica ma parte di un problema strutturale legato a cambiamenti nei consumi e alla concorrenza internazionale.
Mercati esteri in forte contrazione e prospettive future
L’analisi dei dati di export evidenzia tre mercati particolarmente in difficoltà: Russia, Messico e Cina. Il caso più grave riguarda la Russia, che nel primo trimestre del 2024 aveva importato vini italiani per 47 milioni di euro, mentre nel 2025 la cifra è scesa a 20 milioni, con un crollo del 57%. In Messico la riduzione è stata del 25%, mentre la Cina ha segnato un -26%, confermando un rallentamento significativo della domanda.
Le cause non sono solo economiche. Questioni legate ai dazi doganali, alla politica internazionale e alle tensioni commerciali contribuiscono a rendere instabile il quadro. L’incertezza pesa sulle decisioni di investimento delle aziende vinicole, che si trovano a dover pianificare in un contesto privo di certezze.
Gli esperti del settore avvertono che, senza un intervento mirato, il calo di questi mercati strategici potrebbe compromettere non solo le vendite, ma anche la reputazione del vino italiano nel panorama internazionale. L’appello è rivolto alle istituzioni, chiamate a predisporre misure di sostegno efficaci per salvaguardare la competitività e la sostenibilità di una delle principali eccellenze agroalimentari del Paese.
Se fino a pochi anni fa il vino italiano godeva di un equilibrio favorevole tra qualità e prezzo, oggi la sfida è mantenere questo standard in un contesto di domanda in calo e concorrenza sempre più agguerrita. L’esito delle politiche di tutela e delle strategie di promozione nei prossimi mesi sarà decisivo per capire se il comparto potrà invertire la rotta o se si dovrà affrontare una crisi prolungata.