Society

Cosa pensa un americano delle nostre abitudini alimentari

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Americani parliamoci chiaro: siamo probabilmente l’unica nazione al mondo che sa come, quando e quanto mangiare. Inutile prendersi in giro, in questo caso (e anche in qualche altro) italians do it better.

La politica non è il nostro forte, quest’anno neanche il calcio a dire il vero, e magari non brilliamo nelle questioni burocratiche, però non ci venite a spiegare come si mangia. Davvero, non attacca.

A quanto pare le nostre regole, o sarebbe meglio chiamarle abitudini, non quadrano a tutti, anzi appaiono proprio strambe ad occhi stranieri; lei si chiama Tia Taylor, americana di origine ma trapiantata a Milano da 4 anni per lavoro, gestisce un canale YouTube da più di 250 mila iscritti dove analizza tutte le “stranezze” italiane che ha incontrato durante la sua permanenza sulla penisola italiana spaziando dai modi di mangiare, agli uomini italiani mammoni, fino ad arrivare ai nostri modi di vestire: insomma un quadro generale di come veniamo visti attraverso il filtro “oltreoceano”.

Il cibo ha un ordine

 

In un video intitolato 4 Crazy Italian Food Rules in poco più di 7 minuti Tia spiega come gli italiani a tavola abbiano delle regole ben precise, e di quanto risultino incomprensibili a chi non ci è abituato sin dalla nascita.

La prima cosa che a quanto pare manda in pappa il cervello gli americani, è il fatto che quando ci sediamo a tavola e iniziamo a mangiare esiste un ordine ben preciso in cui vengono distribuite le varie portate. Per ordine si intende proprio la cronologia con cui vengono serviti i vari piatti: antipasto, primo, secondo contorno e frutta, senza poterne invertire l’ordine.

Ecco, anche il fatto che non mischiamo e mixiamo le portate tra loro non li rende troppo sereni a quanto pare; francamente, se avete un ordine più giusto e sano di mangiare le cose fatecelo sapere (facciamo però “la scarpetta” e questo ovviamente ci rende di diritto un popolo veramente incredibile).

Su poli opposti pare ci sia anche il consumo del cibo, più nello specifico “il dove” lo si consuma. Rientra decisamente nella norma per noi italiani consumare i nostri pasti, seduti al tavolo, preferibilmente in compagnia, magari degli amici (meglio se in famiglia la sera appena rientrati a casa), cosa che non viene fin troppo contemplata dai nostri colleghi americani che non ci vedono niente di male nel fare colazione mentre si va a lavoro in metro, o in macchina mentre si guida, o pranzare al volo mentre si cammina da una parte all’altra della città . Fellas, la pausa pranzo è sacra, take it easy!

Adesso però arriva la parte migliore, un tasto dolente quanto scottante per noi italiani; una barriera culturale difficile da superare, un’abitudine che noi popolo della pasta al dente, del Brunello di Montalcino, dell’olio extra vergine d’oliva e della pizza senza ananas non capiremo mai: il cappuccino! Questa dipendenza da caffè e latte schiumato che gli americani hanno e che noi non accetteremo mai.

Il cappuccino no!

 

Sì confermiamo: il cappuccino si beve la mattina, con la pasta alla crema o pane e marmellata; no, non lo beviamo a cena per accompagnare una bistecca di carne o un cacciucco di pesce, no non lo beviamo neanche dopo i pasti (quello si chiama limoncello, ed è parecchio meglio!) e no non cambieremo mai opinione a riguardo. Vi abbiamo perdonato le fettuccine Alfredo, gli Spaghetti alla bolognese , la pizza con il ketchup, abbiate pietà del cappuccino.

 

Ogni volta che un turista, nelle nostre splendide città culturali, ordina un cappuccino per pranzo una nonna intenta a cucinare il ragù, in qualche parte della penisola, perde almeno 3 anni di vita. Salva una nonna anche tu.

 

 

 

 

Chiara Lauretani

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