Bologna, cuore dell’Emilia-Romagna, è da decenni una tappa obbligata per chi vuole conoscere la cucina italiana in una delle sue forme più genuine. I suoi ristoranti storici custodiscono non solo piatti, ma frammenti di memoria collettiva, ricette nate in famiglia e affinate nel tempo. In un’epoca in cui la ristorazione è spesso dominata dalla moda del momento, qui resistono luoghi che mantengono intatta l’identità gastronomica locale. Tortellini in brodo, tagliatelle al ragù, lasagne verdi: ogni portata è frutto di una cultura del cibo che non ammette scorciatoie. Il turismo gastronomico in città è cresciuto stabilmente, toccando oltre 5,8 milioni di presenze nella sola area metropolitana, segno di un interesse concreto che va oltre il semplice piacere della tavola.
Ristoranti che raccontano la storia della città
Il Ristorante Diana, in via Indipendenza, serve piatti bolognesi dal 1909. Qui si cucina come una volta, senza cedere alle scorciatoie moderne. I tortellini in brodo, preparati artigianalmente, rappresentano un esempio chiaro di come la tecnica e la tradizione possano fondersi. Le sale, arredate in stile classico, accolgono un pubblico variegato: turisti, professionisti, residenti. Il servizio è preciso, mai invadente, e lascia spazio al piatto. Ogni dettaglio è calibrato per offrire una vera esperienza bolognese, senza ostentazione.

All’interno del Grand Hotel Majestic, si trova invece I Carracci, un ristorante che unisce cucina tradizionale e alta gastronomia. Il soffitto affrescato del Cinquecento fa da cornice a piatti che nascono da una ricerca attenta sugli ingredienti. Lo chef Agostino Schettino lavora sulla reinterpretazione controllata della tradizione. Il risultato è un menu fedele alla città, ma con qualche variazione intelligente. In un piatto si può trovare un ricordo dell’infanzia, ma con una veste nuova, mai eccessiva.
In via San Felice, la trattoria “Da Me”, ex Trattoria da Danio, è uno degli esempi più riusciti di come un’eredità familiare possa evolversi. La chef Elisa Rusconi ha aggiornato il menù senza rinnegare le origini. I tortelloni burro e salvia, preparati a mano ogni mattina, parlano una lingua antica, ma arrivano al cliente in una presentazione pulita e curata. Il locale ha un tono più informale rispetto ai precedenti, ma non per questo meno attento alla qualità. La sua forza è proprio l’equilibrio tra familiarità e rigore.
Osterie e trattorie dove la tradizione resiste
Nel centro storico, tra vicoli e portici, si trovano le osterie dove il tempo sembra essersi fermato. L’Osteria La Tigre, poco distante da via San Vitale, accoglie i clienti con tavoli in legno, tovaglie di carta e un profumo persistente di ragù. Qui si serve la gramigna con salsiccia, piatto semplice ma identitario. Non si va alla ricerca di effetti speciali, ma si punta su ingredienti freschi e stagionali, scelti ogni giorno. L’ambiente è conviviale, spesso rumoroso, eppure ogni cliente si sente a casa. I prezzi sono accessibili e il menù non cambia spesso, segno di una cucina solida, che non ha bisogno di reinventarsi ogni settimana.
Altro indirizzo da segnare è Bertino, attivo dal 1957. Situato in zona Saragozza, è un locale che ha attraversato decenni senza mai perdere la propria impronta. La pasta fresca è il centro del menù: tagliatelle, lasagne, balanzoni, tutto tirato a mano e cotto al momento. L’attenzione è rivolta anche alle carni e ai secondi di stagione, spesso cucinati al forno o in umido. Bertino è frequentato da una clientela affezionata, molti dei quali hanno iniziato a venire da bambini. Questo passaggio generazionale è uno dei segreti della longevità del locale, che continua a rimanere rilevante in una città in costante mutamento.
Mangiare in uno di questi posti non è solo un’esperienza gastronomica, è un modo per comprendere meglio la cultura bolognese, fatta di lentezza, precisione, rispetto per la materia prima. In questi ristoranti si trovano storie, volti e sapori che altrove si sono persi. E Bologna, che non dimentica la propria identità, continua a raccontarla ogni giorno, a tavola.