A seguito dei recenti focolai di botulismo alimentare segnalati in Italia durante il mese di agosto 2025, il Ministero della Salute ha emesso il 12 agosto una circolare rivolta a un ampio spettro di soggetti istituzionali e professionali per rafforzare le misure di prevenzione e controllo di questa pericolosa tossinfezione. Tuttavia, permane una grave lacuna nella sicurezza alimentare domestica: la gestione della temperatura interna dei frigoriferi italiani, spesso priva di strumenti adeguati per il monitoraggio, aumenta il rischio di proliferazione del batterio Clostridium botulinum.
Il rischio botulismo alimentare e l’allarme del Ministero
La circolare ministeriale ha richiamato l’attenzione su misure specifiche, tra cui le nuove indicazioni per la preparazione delle minestre pronte refrigerate, che prevedono una riduzione del tempo di bollitura prima del consumo. Si tratta di un aggiornamento importante, ma la comunicazione non ha introdotto novità sostanziali rispetto alle raccomandazioni già esistenti. Il botulino, infatti, rappresenta una delle tossine più letali conosciute: un solo grammo di tossina pura potrebbe causare la morte di migliaia di persone. Recenti casi di intossicazione grave in Italia, tra cui un episodio di avvelenamento per il consumo di un’oliva contaminata, confermano la pericolosità del fenomeno.
Il direttore generale del Ministero della Salute, Ugo della Marta, ha sottolineato che «il frigorifero è parte della sicurezza: rispettare sempre le temperature indicate in etichetta e ridurre al minimo i tempi a temperatura ambiente». Questo richiamo è fondamentale, ma solleva interrogativi riguardo alla reale efficacia dei frigoriferi domestici italiani nel mantenere temperature idonee.

Secondo una rilevazione condotta dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie nel 2022, la temperatura media dei frigoriferi nelle abitazioni italiane si attesta a 7,4°C, un valore ben superiore ai 4°C raccomandati per la conservazione sicura degli alimenti freschi. Più del 30% degli elettrodomestici domestici ha registrato temperature addirittura superiori a 12°C. Questi dati sono preoccupanti soprattutto perché nessuna iniziativa concreta è stata intrapresa dal Ministero della Salute per coinvolgere i produttori di frigoriferi nel problema.
Marchi noti come Bosch, Siemens, Candy, LG, Indesit, Zoppas, Ignis, Whirlpool, Hotpoint-Ariston e Samsung non sono stati invitati a dotare i frigoriferi domestici di termometri esterni o indicatori digitali affidabili che consentano ai consumatori di controllare in modo preciso la temperatura interna. Le aziende, interpellate ripetutamente, hanno mostrato scarso interesse, sostenendo che eventuali temperature elevate dipendono dall’errato uso del termostato da parte dell’utente, il quale però spesso non dispone di uno strumento per misurare la temperatura reale del vano frigorifero.
Frigoriferi domestici: tecnologie esistenti e limiti attuali
Sebbene i frigoriferi di fascia medio-alta siano dotati da tempo di termometri elettronici o display digitali per la regolazione della temperatura, spesso questi strumenti indicano solo la temperatura impostata e non quella reale all’interno del vano. I modelli più avanzati dispongono di termostati multifunzione con differenziale termico, che aiutano a mantenere stabile la temperatura nonostante le variazioni ambientali, ma rappresentano una minoranza nel mercato italiano.
La maggioranza degli utenti utilizza apparecchi con termostati analogici o criostati che non garantiscono un controllo preciso, con la conseguenza che la temperatura interna può oscillare ampiamente, spesso oltre i limiti di sicurezza. La normativa attuale non prevede l’obbligo di inserire indicatori di temperatura sulle confezioni degli alimenti deperibili, né di effettuare controlli periodici sull’efficienza dei frigoriferi domestici, diversamente da quanto avviene per altri dispositivi come le caldaie.
I frigoriferi sono inoltre progettati considerando la classe climatica, ovvero l’intervallo di temperatura ambiente in cui possono funzionare correttamente. Con il progressivo innalzamento delle temperature esterne e l’assenza di aria condizionata in molte abitazioni, gli elettrodomestici rischiano di non mantenere la temperatura interna adeguata, aggravando ulteriormente il rischio di deterioramento degli alimenti e proliferazione di microrganismi patogeni.