La classifica delle 50 migliori pizzerie del mondo è sempre un momento atteso da chi ama la pizza non solo come piatto, ma come vero e proprio rito culturale. Quest’anno la cerimonia si è svolta al Teatro Mercadante di Napoli, con un’atmosfera che profumava di lievito e legna ardente.
Tra conferme e sorprese, il verdetto ha lasciato tutti senza parole: al secondo posto troviamo una pizzeria che mai ci saremmo aspettati, un angolo di Italia trapiantato in Giappone che sta cambiando le regole del gioco.
Tra le migliori pizzerie del mondo arriva l’Estremo Oriente
Per la prima volta, il podio non è dominato soltanto dall’Italia. Certo, il nostro Paese continua ad essere protagonista: Caserta e Napoli restano punti fermi, con Francesco Martucci e Diego Vitagliano che portano avanti la tradizione con creatività. Ma la vera sorpresa arriva dall‘Estremo Oriente, dove Tokyo è riuscita a conquistare un posto d’onore grazie a una proposta che nessuno avrebbe immaginato possibile fino a pochi anni fa.
La classifica 50 Top Pizza World 2025 non si limita a raccontare nomi: è il racconto di un viaggio. Da New York a San Paolo, passando per Madrid e Londra, la pizza si conferma un linguaggio universale che ogni città interpreta a modo proprio.

Il secondo posto è tutto per The Pizza Bar on 38th, un locale che si trova al 38esiamo piano del Mandarin Oriental Hotel di Tokyo. Pochi coperti, solo otto per la precisione, e un’esperienza che va ben oltre la classica pizza da condividere tra amici. Daniele Cason, romano di nascita e giapponese d’adozione, ha creato un menù omakase in cui ogni fetta diventa un viaggio sensoriale.
La filosofia è chiara 8 spicchi, 8 mondi diversi. L’impasto, curato nei minimi dettagli, incontra ingredienti che mixano eccellenze italiane e prodotti tipici giapponesi. Dal wasabi alla soia, fino alle erbe locali, ogni pizza racconta una storia nuova senza mai tradire le radici napoletane. Non a caso, per due anni consecutivi, questo locale è stato premiato come migliore dell’Asia-Pacifico.
Accanto a questa novità, sul podio ci sono anche i giganti: “I Masanielli” di Francesco Martucci a Caserta e “Una Pizza Napoletana” di Anthony Mangieri a New York, che quest’anno hanno condiviso il primo posto ex aequo. Subito dietro, al terzo posto, troviamo “Leggera Pizza Napoletana” di André Guidon a San Paolo, simbolo di come la leggerezza possa diventare un manifesto anche nel mondo della pizza.
È evidente che la pizza non è più solo italiana. O meglio, resta profondamente italiana, ma si lascia contaminare, arricchire, trasformare. Ed è forse proprio questa la sua forza, mantenere un cuore napoletano e allo stesso tempo parlare la lingua del mondo.