La Giornata internazionale della birra, nata nel 2007 a Santa Cruz, in California, e celebrata ogni primo venerdì di agosto. L’obiettivo è semplice: onorare la cultura della birra, ringraziare chi la produce e, ovviamente, bersela. Un appuntamento che si rinnova in oltre 200 città nel mondo, tra brindisi collettivi, eventi a tema e picchi di ricerche sul web. Secondo i dati di Tuttiprezzi, nel primo semestre del 2025 le vendite online di birra sono aumentate del 32,8% rispetto al 2024. Crescono anche le ricerche correlate, che toccano quota 78.200, segnando un +16,6%. Segno che la curiosità è viva e s’infiamma proprio d’estate, quando il bisogno di rinfrescarsi incontra la voglia di scoprire.
Ingredienti folli e gusti estremi: quando la birra sfida i confini del sapore
Accanto alle classiche bionde, rosse e IPA, ormai sempre più diffuse, il mondo della birra nasconde esperimenti che sembrano nati per scherzo, ma che sono diventati realtà. Alcuni nati da folklore locale, altri da provocazioni virali, tutti però realmente prodotti. Come la Rocky Mountain Oyster Stout del birrificio Wynkoop di Denver, che impiega testicoli di toro arrostiti tra gli ingredienti. Oppure la Hvalur 2, che arriva dall’Islanda e utilizza testicoli di balena affumicati nello sterco di pecora.

In questa scia si inserisce anche la Fenrir nr. 26, un’altra birra islandese in cui il letame ovino viene affumicato per dare una nota unica a una IPA dal gusto amaro e affumicato. La frontiera dell’assurdo si sposta poi in Giappone, dove la Kono Kuro è stata realizzata con il pregiatissimo caffè Black Ivory, che passa prima attraverso lo stomaco degli elefanti thailandesi. Dall’altra parte del mondo, in Colorado, la Ghost Face Killah incendia il palato con sei varietà di peperoncino, tra cui il celebre Bhut Jolokia.
La Beard Beer, invece, nasce da un esperimento ancora più intimo: il lievito utilizzato proviene direttamente dai peli della barba del mastro birraio. E in Inghilterra, sull’Isola di Wight, il birrificio The Garlic Farm ha prodotto una birra scura e densa all’aglio nero, dal sapore agrodolce con punte leggermente acidule.
Tradizione, riti e alcol: la birra come fenomeno culturale (e provocazione)
Oltre agli ingredienti insoliti, alcune birre raccontano legami profondi con territori e riti locali. Come la Porterhouse Oyster Stout di Dublino, che utilizza vere ostriche nella fase di maturazione. O la Aquamaris, creata in Sicilia nel birrificio artigianale Tarì, che sfrutta l’acqua del Mar Jonio per una Gose tutta italiana. Un approccio che richiama la tradizione tedesca della cittadina di Goslar, dove il torrente Gose ha reso popolare questo stile salino.
Tra le più estreme mai prodotte c’è infine la Snake Venom, scozzese, che con i suoi 67,5% di alcol non è solo la birra più forte al mondo, ma uno dei prodotti più pericolosi da bere sul mercato. Sul collo della bottiglia campeggia un avviso: “Warning! This beer is strong”. Non è solo marketing: qui si sfida davvero il concetto stesso di bevanda.
In tutto questo panorama fatto di audacia, fermentazioni insolite e ricerche creative, il primo agosto rappresenta una buona scusa per assaggiare qualcosa di nuovo. Non bisogna essere esperti di luppoli o degustatori professionisti: basta lasciarsi incuriosire. Che si scelga una classica lager o una creazione da Guinness dei primati, la birra resta un simbolo di convivialità, sperimentazione e – a volte – pura follia controllata.