In queste settimane si parla molto di una possibile novità che potrebbe riflettersi direttamente sul costo della spesa. L’Unione Europea sta studiando interventi fiscali legati alla salute pubblica, con l’obiettivo di ridurre i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari. Tra le ipotesi più discusse c’è l’introduzione di una tassa su alcuni alimenti e bevande, una misura che potrebbe interessare miliardi di consumatori.
Il dibattito riguarda soprattutto cibi altamente processati e alcune bevande a basso contenuto alcolico, i cosiddetti alcopops. L’obiettivo dichiarato della Commissione Europea non è solo fiscale, ma anche sanitario: incentivare scelte alimentari più consapevoli e prevenire malattie che incidono pesantemente sulla qualità della vita e sui costi sanitari.
Come potrebbe cambiare la spesa quotidiana
Secondo la bozza del piano europeo, la tassa dovrebbe entrare in vigore entro il 2026. I prodotti soggetti al prelievo sarebbero quelli ricchi di zuccheri, grassi e sale, spesso presenti negli scaffali dei supermercati come snack, dolci confezionati e bevande dolcificate. Per i consumatori, questo potrebbe tradursi in un aumento dei prezzi medi, seppur graduale, con effetti più evidenti sulle famiglie che acquistano frequentemente questi prodotti.
Oltre alla questione dei prezzi, la Commissione prevede di rafforzare la prevenzione e la cura delle malattie cardiovascolari attraverso screening più frequenti e centri specializzati. La strategia si concentra su tre pilastri: prevenzione, individuazione precoce e trattamento. L’idea è chiara: ridurre l’incidenza delle malattie a lungo termine comporterà vantaggi economici per i sistemi sanitari, ma comporterà anche cambiamenti immediati per i consumatori.

Un altro aspetto riguarda l’uso di strumenti digitali e intelligenza artificiale per monitorare abitudini alimentari e salute dei cittadini. La Commissione intende finanziare studi e progetti innovativi per rendere più efficace la prevenzione, con l’obiettivo di ridurre mortalità e complicazioni legate a diabete, obesità e ipertensione.
Per ora, molti dettagli restano ancora da definire: l’impatto reale sulla spesa quotidiana dipenderà dall’implementazione pratica della tassa e dalle scelte dei singoli stati membri. Quel che è certo è che la misura punta a scoraggiare il consumo di cibi meno salutari, spingendo verso alternative più equilibrate, ma con inevitabili riflessi sul portafoglio dei cittadini.
Quindi la nuova tassa sui cibi ultra-processati rappresenta una mossa audace dell’Europa per combinare salute pubblica e politica economica. Il risultato potrebbe essere un aumento dei prezzi nella spesa quotidiana, ma anche un incentivo a modificare abitudini alimentari, con benefici a lungo termine per la salute e, forse, per le tasche di tutti.
