Le marmellate sono un elemento tradizionale della colazione italiana, apprezzate per il loro gusto dolce e la promessa di naturalezza. Tuttavia, dietro i vasetti dai colori vivaci e le etichette accattivanti si cela una realtà nutrizionale spesso sottovalutata dai consumatori: un elevato contenuto di zuccheri che può influire negativamente sulla salute.
La verità nascosta nei vasetti delle marmellate industriali
Nel reparto conserve dolci dei supermercati italiani, le confetture industriali presentano di frequente una percentuale di zuccheri che varia tra il 45% e il 60% del peso totale del prodotto. La normativa italiana stabilisce che le confetture debbano contenere almeno il 35% di frutta, ma questo non limita il quantitativo di zuccheri aggiunti, che può superare facilmente i 45 grammi per 100 grammi di prodotto.
Il dolcificante principale è quasi sempre il saccarosio, la cui presenza è collegata da numerosi studi, tra cui quelli promossi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a rischi per la salute quali sovrappeso, obesità e malattie metaboliche, se consumato in eccesso. Anche le varianti che si presentano come più “salutari” spesso utilizzano concentrati di frutta, puree o dolcificanti alternativi, ma il carico glicemico complessivo rimane spesso elevato.
Un aspetto particolarmente insidioso è rappresentato dai claim quali “senza zuccheri aggiunti”, regolamentati dalla normativa europea. Tale dicitura può essere applicata anche in presenza di dolcificanti naturali o sintetici non classificati come zuccheri aggiunti, come succhi di frutta concentrati, sciroppi vegetali (ad esempio di mais o agave), puree di frutta e dolcificanti artificiali come sucralosio o aspartame.

Questi ingredienti apportano comunque zuccheri semplici (glucosio, fruttosio, saccarosio) o dolcificanti sintetici, mantenendo alto il carico glicemico del prodotto. Per questo motivo, anche marmellate etichettate come “senza zuccheri aggiunti” possono contenere quantità di zuccheri analoghe alle versioni tradizionali.
La chiave per una scelta consapevole risiede nella lettura attenta della tabella nutrizionale, che secondo la normativa europea deve riportare i valori dei carboidrati e degli zuccheri per 100 grammi di prodotto. Un valore superiore a 45-50 grammi di zuccheri per 100 grammi indica una conserva particolarmente ricca di zuccheri.
È altrettanto importante osservare l’ordine degli ingredienti: gli elementi sono elencati in ordine decrescente di peso, quindi se zucchero, sciroppo di glucosio o sciroppo di frutta compaiono tra i primi tre, il prodotto presenta un alto contenuto zuccherino.
Implicazioni per la salute e strategie di consumo responsabile
L’OMS e l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sottolineano come il consumo regolare di prodotti ad alto contenuto di zuccheri liberi, come molte marmellate industriali, contribuisca all’aumento del rischio di sovrappeso, diabete di tipo 2 e altre patologie metaboliche.
Per rendere più concreta questa valutazione, basti pensare che un cucchiaio da tavola di marmellata (circa 20 grammi) contiene mediamente 10-12 grammi di zuccheri, equivalenti a 2-3 zollette di zucchero. Un consumo abituale di due cucchiai apporta quindi l’equivalente di 5-6 zollette di zucchero, un carico notevole che spesso viene sottovalutato perché la marmellata è percepita come un alimento sano e naturale.
Per una scelta più equilibrata, si consiglia di preferire prodotti con una percentuale di frutta superiore al 70% e zuccheri totali inferiori a 40 grammi per 100 grammi. La consistenza meno compatta può essere un ulteriore indicatore di un minor uso di zuccheri e gelificanti.
La preparazione casalinga rimane la soluzione ottimale per controllare la composizione finale: utilizzando frutta di stagione e limitando l’aggiunta di zucchero si possono ottenere conserve gustose e più salutari, in linea con le linee guida nazionali per un’alimentazione sana.