Food

Pranzare sotto un pergolato sulle colline torinesi

Finalmente un sole timido ma caldo ci permette di godere di un pranzo all’aria aperta. La pigna d’oro è un locale con due ampie terrazze (indispensabili in tempo di pandemia), una di queste, coperta da un bellissimo pergolato, è davvero suggestiva e regala emozioni uniche nonostante il clima famigliare. Non facciamo in tempo a sederci che subito ci propongono un aperitivo di benvenuto per introdurci al menù del giorno (molto, molto piemontese!).

Vitello tonnato della tradizione

Il ristorante nasce a fine Ottocento, come locanda di stallaggio lungo la via per Asti, chissà quante persone si fermavano con i propri animali affaticati per un ristoro dalla famiglia Perotto. Decidiamo di iniziare con due classiconi, il vitello tonnato alla vecchia maniera, ossia senza la maionese (carne tenerissima e salsa tonnata ,finalmente, non liquida e leggera) e battuta cruda di vitellona con aglio, olio e pepe.

Carne cruda di vitellona

I primi sono parecchi e ci dobbiamo concentrare per ricordarli tutti! Ricapitoliamo: gnocchi, tagliolini e agnolotti con il condimento che si preferisce. Proviamo i tagliolini ai 30 tuorli con il sugo d’arrosto e le delizie Pigna d’oro: una sorta di crepes con formaggio e prosciutto disposte a forma di rose.

Crepes con prosciutto e formaggio
Tagliolini al sugo d’arrosto

Attendiamo il secondo sorseggiando un Verduno Pelaverga di cascina Massara.  Proseguiamo con il maialino in crosta di rubatà e le rane fritte (ma le propongono anche alla provenzale con abbondante aglio). So già che finirò nel 3° girone dell’Inferno dantesco insieme ai golosi, ma fino a questo momento, ho continuato a studiare i dolci ancor prima che arrivassero. Ed arrivano in grande stile, con un grande classico: il carrello dei dolci che rimane davanti al nostro tavolo per almeno 15 minuti, tempo sufficiente per decidere quale assaggiare.

Rane fritte
Maialino in crosta di rubatà

Anche qui, seguendo ossequiosamente la tradizione, assaggiamo la torta langarola alle nocciole, il bunet, la zuppa inglese e il tiramisù. Ma i pezzi forti sono due: una grappa servita nel bambù, un finepasto dal sapore forte con un sentore di cannella marcato che arriva tutto alla fine insieme alla botta alcolica, e dei cremini freddi ai gusti assortiti serviti tra il caffè e la grappa. Il tutto condito da un menù recitato in piemontese, aria pulita e la magnifica visuale tra il pergolato e la valle. Una meta perfetta per una domenica fuori porta.

 

Giulia Ferraraccio

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