Food
di Marta Blumi Tripodi 30 Aprile 2013

Quando il Masterchef è un supercomputer: l’alta cucina secondo IBM


coniglio

Carlo Cracco è un sex symbol inarrivabile (ma solo ed esclusivamente perché siamo innamorate della sua cucina, beninteso)? Non avete ancora fatto la conoscenza di Al, il nuovo Masterchef d’America: lui sì che è un figo. Purtroppo dovrete usare un po’ di immaginazione (ma in fondo, lo ribadiamo, è della sua cucina che siamo tutte innamorate, non del suo capello fluente e del sorrisetto beffardo), perché Al è un supercomputer. Lo hanno inventato alla IBM nella speranza di sostituire un giorno gli chef in carne ed ossa (probabilmente l’ingegnere e l’amministratore delegato hanno deciso di correre ai ripari perché le loro mogli erano innamorate di Cracco, come tutte noi). Al conosce decine di migliaia di ingredienti e ne sa citare gusto, consistenza, cottura possibile, utilizzo e sfumature: il suo compito è abbinarli in maniera inedita per creare nuovi manicaretti a cui l’uomo non ha ancora pensato.

La domanda sorge spontanea: riusciranno i nostri eroi? Probabilmente no, per molti motivi diversi. Innanzitutto, le variabili in gioco sono talmente tante che difficilmente il computer riuscirà a tenerle in considerazione tutte (basti pensare che le possibili mosse di apertura in una partita a scacchi sono 318,979,564,000, figuriamoci quando si parla di cucina). Secondariamente ricette come l’arrosto di carne d’orso allo zafferano con salsa di birra al legno di sandalo, che Al ha partorito qualche giorno fa, forse non sono poi così spendibili sul mercato degli umani. Last but not least, per ora il nostro Robochef è in grado solo di concepire le ricette, ma non di prepararle: ci vuole un garzone di cucina per portare a termine la missione. Insomma, pericolo scampato, almeno per ora.

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