Dopo un paio di minuti una certa trepidazione comincia a salire dai piedi, si fa strada lungo le gambe, arriva fino alle mani che iniziano a tamburellare sul tavolo, il cervello dice solo “fatemi mangiare. ORA. ”, non importa con chi siate a cena e quali chiacchiere provate a intrattenere durante l’attesa, la vostra soglia dell’attenzione rimane comunque bassissima.
Lo sguardo, incontrollabile, si rivolge in automatico verso ogni vassoio colmo che sopraggiunge all’orizzonte, ma che, puntualmente non è il tuo. Provi a distrarti, a portare avanti la conversazione, ma niente, hai un solo ed unico pensiero.
MANGIARE.
ORA.
Fino a quando, proprio nel momento in cui il tuo corpo si è rassegnato all’inevitabile attesa, un miraggio: il cameriere sembra puntare proprio il tuo tavolo, si avvicina con passo sicuro, sfoggia un sorrisetto accondiscendente, i tuoi occhi si accendono di scintille, finalmente potrai goderti una gustosa cena, e invece…
No, no, no. E ancora no.
Tu non hai ordinato questa cosa che è nel piatto.
Bello eh, impiattamento superbo, begli accostamenti, sembra anche molto buono. Ma non è quello che avevi scelto, quello per cui hai impazientemente atteso lunghissimi minuti. E quindi, con la morte nel cuore (e nell’esofago) che si fa ora? Ecco una tripletta di possibili alternative che denotano con base più che “scientifica” i vari fenotipi umani.
L’elegante dentro
Dai modi quasi nobili, l’elegante dentro è un signore nato. Una specie di Viandante sul mare di nebbia in versione contemporanea. Sa destreggiarsi in qualsiasi situazione, non trapela mai un briciolo di imbarazzo o di spaesamento, sa sempre quale è la cosa migliore da fare e ne esce sempre e comunque ancora più signore di prima. In circostanze simili a quelle sopra descritte (e quindi potenzialmente drammatiche), l’elegante dentro guarda con garbo il cameriere, e con poche parole che sanno un po’ di vellutato e un po’ di spada affilata pronta a strapparti il cuore, chiarisce senza esitazione la situazione. Non alza la voce, non gesticola in modo nervoso, non muove un muscolo, a parte il suo sorriso smagliante e deciso che ipnotizza tutti.
Gentilissimo, temo ci sia stato un errore nella comanda. Questo è di certo un piatto di eccezionale qualità, ma temo non sia quello che avrei gradito assaggiare. Immagini quale rammarico tornare a casa senza aver avuto la possibilità di deliziarmi con una cena così accuratamente scelta e desiderata. Spero comprenda e che possa quindi soddisfare questa mia ingenua richiesta! Un buon gustaio è un buon gustaio dopotutto.
BAM. Cala il sipario. Risultato: tutti a bocca aperta, compreso il cameriere, che non solo ordina subito il piatto giusto, ma lascia anche quello sbagliato come omaggio della casa “per allietare l’attesa del gentil signore”.
Voto all’elegante dentro: 10+. Se tu esisti, ti prego insegnaci a vivere!
Il bocciolo di rosa
Il bocciolo di rosa è il timido per antonomasia. Diventa di ogni possibile e immaginabile gradazione di rosso anche se solo lo guardi, incespica pure se deve dire il suo nome, si sente in colpa addirittura nel prendere le caramelle alle reception degli hotel, figuriamoci a protestare.
Quando il bocciolo di rosa si ritrova davanti un piatto sbagliato, non fiata. Piuttosto abbassa lo sguardo imbarazzato, si concentra con tutte le sue forze per non diventare paonazzo quando il cameriere gli chiede “questo era per lei, giusto?” e inizia l’ispezione della pietanza.
Mangia a bocconi piccoli, cercando di non pensare che a lui il gorgonzola fa venire il voltastomaco anche solo a sentirne parlare e risponde con un gentile “ma no, va benissimo così” quando gli amici lo esortano a mandare indietro l’ordine.
Risultato: il bocciolo di rosa si vomita anche l’anima non appena voltato l’angolo, sotto lo sguardo divertito degli amici che immortalano il tutto in una fantastica diretta Instagram.
Voto al bocciolo di rosa: 6 di incoraggiamento. Perché dopotutto, finirti un piatto che non solo hai pagato, ma ti fa anche abbastanza schifo, denota davvero una tenacia da guerriero!
Ivano
Ivano è esattamente come tutti noi ci ricordiamo Verdone in “Viaggi di nozze”, forse un pelo meno coatto, ma di certo sguaiato, chiassoso ed eccessivo.
Ivano non la manda a dire a nessuno, è sempre in prima linea, ama le polemiche, le litigate teatrali e non perde occasione per tuffarcisi dentro. Ivano è l’amico che, se non sei un po’ Ivano pure tu, ogni tanto vorresti seriamente seppellire sotto un cumulo di maiali di 600 kg l’uno, ma che poi a ripensarci, mamma mia Ivà, meno male che ci sei!
Ivano davanti al suo piatto errato sgrana gli occhi: il fuoco dell’ira coatta comincia a ribollire nel suo stomaco, già si intravede la venetta sulla tempia che prende ferma, si gira di scatto verso il cameriere, lo guarda come un pitbull guarderebbe un ladro che vuole fottere l’argenteria di nonna, per un istante sembra quasi volersi trattenere, torna a fissare il suo piatto, ma di fronte a un simile affronto, proprio non si può. Ivano non je la può fa.
L’intera conversazione è stata oscurata per motivi di buon costume
Risultato: Ivano urla, il cameriere urla, il proprietario arriva urlando e Ivano & Co. si ritrovano ufficialmente espulsi vita natural durante dal ristorante. Ma Ivano trionfa, anche stavolta il gladiatore de Centocelle ha vinto la sua battaglia e gli amici lo acclamano con ardore. Un altro episodio glorioso è stato inciso nella storia e lui può tornarsene a casa soddisfatto.
Voto a Ivano: 4 per buon costume, 10+ per regia, interpretazione, dialoghi e pathos. Ivano, pezzo de core e anima caliente, facci diventare tutti la tua Jessica!
E voi? Al prossimo ordine sbagliato, fateci sapere come va.