Society
di Mattia Nesto 17 Aprile 2018

Dimmi come fai la colazione al bar e ti dirò chi sei

La colazione al bar è il caposaldo della civiltà italiana, ma quali sono i più frequenti tipi che incontriamo la mattina?


Che colazione fai? Brioche e cappuccino? Caffè al volo? Pane e marmellata? Nulla? Pixabay - Che colazione fai? Brioche e cappuccino? Caffè al volo? Pane e marmellata? Nulla?

 

Uno dei caposaldo della società italiana è, senza ombra di dubbio, la colazione al bar. Probabilmente sorta tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800, quest’usanza ha trovato una forte ispirazione dalla dominazione asburgica. Infatti la cosiddetta colazione viennese, ovvero una tazza di caffè nero bollente, un pezzettino di torta o di croissant e l’immancabile quotidiano, è stato un vero e proprio must per almeno 150 anni.

Con la dominazione austriaca di buona parte del Nord Italia e il contemporaneo Regno Borbonico, grande, grandissimo consumatore del caffè (da qui la fantasmagorica qualità dei caffè fatti a Napoli e dintorni), la colazione al bar è diventata rapidamente uno status symbol, coinvolgendo via via sempre un maggior numero di persone.

 

 

 

Lontani dagli eccessi delle colazioni continentali/americane, la colazione all’italiana è ammirata e apprezzata in tutto il mondo. Chi di noi infatti si nega volontariamente la possibilità di un fumante caffè e di una croccante brioche con la marmellata nel proprio bar di fiducia? Anzi per molti, senza questa piccola cerimonia quotidiana, non si può neppure iniziare a lavorare.

Eppure non sempre il bar all’ora della colazione è rosa e fiori. Il primo ad essersi accorto di ciò, guarda caso nel 1964 (quando, grazie al Boom economico, più gente poteva permettersi la colazione al bar), è stato Nanni Loy, nella sua strabiliante trasmissione Specchio Segreto, una specie di versione altolocata, intellettuale ma non spocchiosa di un programma di candid-camera: lo sketch dell’inzuppo della brioche nell’altrui cappuccino ormai fa parte della storia del costume italiano.

 

Ma, senza stare a scomodare Nanny Loy, quanti di noi, ogni giorno, deve a che fare con manie, maleducazioni e comportamenti un po’ sconcertanti da parte dei clienti da bar? Ad esempio c’è il precisino, quello che non ordina un latte macchiato semplice ma pretende di riceverlo tiepido, non caldo ma neppure freddo e magari una tazza appena scaldata. Ovviamente il risultato è l’immediata formazione di code oceaniche per il volere di una sola persona.

 

 

C’è poi il gomiti-larghi che, anche se il bar è pieno fino all’inverosimile, si piazza con i gomiti belli larghi sul bancone, ordina cappuccio e brioche d’ordinanza e lì consuma tutto, avidamente, senza curarsi degli altri e con orrendi rumori quasi bestiali. Ovviamente non ci pensa neppure a levare le tonnellate di briciole, macchie di marmellata e spolverate di cacao tutt’intorno: non è un semplice cliente ma una specie di fallout atomico su due piedi.

 

 

Non bisogna scordare il timido, cioè quella persona che fino a quando il barista, guardandolo dritto dritto negli occhi non gli intima, quasi a mo’ di ordine, “Lei cosa ordina”, non farà mai un passo decisivo verso il bancone. Se ne starà sempre lì, a pochi centimetri dal cestino dei cioccolatini a contemplare l’infinito, il tempo che passa e la colazione che, per forza di cose, s’allontana. O gli si dà una mano, magari per velocizzare le cose oppure non si può che sogghignare alle sue spalle.

 

 

Come non citare pure l’abbordatore di professione, ovvero il tizio che va al bar solo e soltanto per provarci con la barista. Alle volte può essere una sottocategoria del timido, ovvero un innamorato che non si dichiarerà mai alla sua bella ma che, semplicemente la contemplerà mentre serve una spremuta al signore al fianco ma il più delle volte è semplicemente un piacione che tenterà, il più delle volte miseramente, di ottenere le grazie della bella dall’altro capo del bancone.

 

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Un esemplare caratteristico del tipo da colazione da bar è infine il correttore, cioè un vecchietto o un lavoratore di fatica (ma ci sono anche luminosi esempi tra i santi bevitori di altre professioni), che anche alle sei del mattino non manca mai il colpo: il caffè è sempre corretto, il bianchino è sempre d’obbligo e il bicchierino di vodka dietro l’angolo. A noi, miracolosamente scampati ad una conversazione irosa tra moglie e marito e la classica macchia di cacao sulla giacca, non ci resta che, passate le 8.30, gustare un caffè ripassando le cose davvero importanti nella nostra esistenza. La colazione è, senza dubbio, una di queste.

 

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