Ristoranti
di Chiara Lauretani 12 Novembre 2018

Siamo andati a mangiare al ristorante XVI secolo ed è stato speciale

Nel cuore della campagna bresciana una gemma della ristorazione vi fa provare un vero e proprio viaggio nel cibo.


Qualche sera fa abbiamo preso la macchina e ci siamo avventurati nella campagna bresciana.

A un’ora esatta da Milano, nella bassa bresciana, a Pudiano, una piccola frazione di Orzinuovi, si trova il ristorante XVI secolo, così chiamato proprio per essere il feudo dei conti Caprioli fin dal 1500. Uno stabile con una storia importante che ha visto prendere nuova vita dall’aprile del 2016 grazie allo chef  Simone Breda e alla sua compagna, nonché sommelier, Liana Genini.

Innovazione

Simone Breda e Liana Genini  Simone Breda e Liana Genini

Simone Breda, chef classe 1985 decide sin da giovanissimo che la sua strada sarà la cucina; nel 2009 entrerà come stagista da L’Albereta Relais e Châteaux a Erbusco, in Franciacorta, dove sotto l’insegnamento di Gualtieri Marchesi diventerà in breve tempo capo partita; ci rimarrà per due anni, guidato da chef come Fabrizio Molteni e Massimiliano Aresi. Questo era solo l’inizio dato che nel corso degli anni il suo curriculum vanta altri importanti nomi della cucina italiana e non: nel 2011 insieme alla compagna Liana, entra a far parte dello staff del Clandestino, il Sushi Bar dello chef Moreno Cedroni mentre qualche anno dopo la coppia decide che è il momento di guardare anche fuori dall’Italia trasferendosi nella Svizzera francese; inizialmente presso lo Chalet d’Adrien, un luxury hotel 5 stelle che ospita il ristorante La Table d’Adrien, 1° Stella Michelin, di cui presto lo chef Breda sarà sous-chef; qualche anno dopo sarà chef all’ Art de Vivre, hotel 4 stelle, a Crans-Montana, nel Canton Vallese. In Italia la coppia farà rientro nel 2015, quando Breda dovrà dirigere la cucina dello Spazio7 nella Galleria d’Arte Contemporanea di Re Rebaudengo, a Torino. La svolta della giovane coppia della cucina avviene nell’aprile del 2016, dove, dopo tanti anni passati nelle cucine più sofisticate e a contatto con grandi maestri del cibo, decidono che è il momento di provare a fare da soli, proponendo tutto quello imparato fino a quel giorno in piccole opere d’arte commestibili. 

Freschezza

Cappellacci, cavolfiore, crudo di gambero rosso e brodo di Patanegra  Cappellacci, cavolfiore, crudo di gambero rosso e brodo di Patanegra

Quello che abbiamo potuto constatare noi da XVI secolo, attraverso le nostre papille gustative, è stato un vero e proprio viaggio di sapori: dall’entree iniziale, passando per il pane, il vino, fino ad arrivare ai dolci. La bellezza estetica iniziale dei piatti che ci venivano presentati ha fatto largo a sapori perfettamente bilanciati, preparati con ingredienti freschi ma sopratutto rivisitandoli in una chiave inaspettata. Una cena ad alto livello, da potersi concedere non solo quando si vuole festeggiare un avvenimento importante ma anche solo per regalarsi un’esperienza sensoriale diversa dal solito, perché in fondo mangiare bene e con ingredienti di qualità è un regalo che dovremmo farci sempre più spesso.

Tradizione

Ecco (alcune) delle cose più buone che abbiamo assaggiato per voi.

Capesante, midollo e pesto di noci, si scioglieva in bocca.

 

Zuppetta di mandorle, animelle e tamarindo, quando credi che non sia possibile mischiare certi ingredienti insieme e invece ti sbagli di grosso, sublime! 

 

Risotto al Franciacorta, salvia e fondo di capretto: un tripudio di sapori forti e decisi ma non invadenti, abbiamo pulito il piatto.

 

Branzino, carciofo, ostrica e cedro al carbone: freschezza e mare.

 

Anatra, sedano di Verona, prugne e ginepro: tutti i sapori dell’autunno in un piatto perfetto.

 

Close up di una parte della portata di piccola pasticceria che ci ha fatto concludere l’intera cena con un tocco goloso e delicato (marsh-mallow allo yoghurt, gianduia, gelatine di ananas, biscotti alla cannella e mousse di mela)

 

Dimostrazione del fatto che il cibo, a volte, può essere un vero e proprio viaggio. 

 

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